Chi si occupa di investimenti finanziari, ogni anno, durante questo periodo, sente cronisti ed esperti del settori pronunciarsi sul cosiddetto “Rally di Natale“.
Ho deciso, quindi, di dedicare un articolo alla trattazione di questo argomento per cercare di comprendere cosa c’è di vero e quali dovrebbero essere le ragioni particolari per cui il mercato dovrebbe essere rialzista nel periodo natalizio.
Inoltre, parleremo di altri luoghi comuni o termini che hanno un significato storico ma sono ancora utilizzati oggi.
Cosa c’è di vero nel mito del Rally di Natale e a cosa è dovuto?
Nel periodo compreso tra il 15 dicembre e il 15 gennaio, il mercato americano è rialzista nell’80% dei casi, secondo statistiche basate su studi che iniziano dal 1940.
Ciò ci consente di sostenere che il Rally di Natale esiste e ha senso parlarne. Capire il motivo per cui questo accade è più complicato. Sebbene ci siano molte ragioni, queste sono le principali:
- A fine anno gli investitori istituzionali e i gestori dei fondi azionari effettuano degli aggiustamenti ai portafogli per esibire dei buoni risultati ai loro clienti;
- C’è ottimismo legato all’aumento dei consumi tipico del periodo natalizio;
- Per cultura, gli americani investono in azioni l’ammontare della tredicesima;
- I volumi sottili dovuti alle feste natalizie consentono di muovere il mercato più facilmente verso l’alto
- Si è osservata una stagionalità negativa che ha il suo picco nei mesi di Ottobre e Novembre, mesi in cui viene segnato un minimo di periodo. Da questi minimi, il mercato riparte e fa segnare dei massimi nel periodo compreso tra la fine di Dicembre e l’inizio di Gennaio.
Osservando un campione statistico inferiore, si nota come anche il mercato europeo rispetta l’adagio del Rally di Natale, seppur con una percentuale minore di successo, pari a circa il 71%.
Perché a Wall Street c’è un toro?
Chi è andato in viaggio a New York molto probabilmente avrà fatto tappa a Wall Street, dove c’è la sede della Borsa di New York. Davanti all’ingresso, vi è un enorme statua di bronzo che raffigura un toro, oggetto di continuo pellegrinaggio perché, secondo la leggenda popolare, pare che porti fortuna a chi la tocca, soprattutto in certe parti anatomiche.
La raffigurazione del toro non è casuale perché è l’animale che è stato scelto per indicare il trend rialzista del mercato. Viceversa, quando ci troviamo in un mercato ribassista, si parla di Bear Market, ovvero di un mercato orso.
Da cosa deriva l’uso di questi animali nella terminologia finanziaria?
Non vi è certezza che quello che sto per dirvi corrisponda al vero, ma durante il regno di Elisabetta I, vi erano degli spettacoli in cui orsi o tori venivano costretti a combattere contro un branco di cani con la possibilità di scommettere sull’esito di questi macabri combattimenti.
Osservando il modo di combattere, si può notare come il toro usa principalmente le corna sulla sua testa, producendo un movimento dal basso verso l’alto, che corrisponde al movimento di un mercato rialzista.
Al contrario, l’orso, attacca principalmente usando gli artigli che ha sulle zampe anteriori, producendo un movimento dall’alto verso il basso, che corrisponde al movimento di un mercato ribassista.
Ecco che, quella che allegoricamente può essere definita una storiella, una leggenda metropolitana è, però, arrivata sino al linguaggio dei giorni nostri.
Perché la Borsa si chiama così?
L’ultima curiosità è anch’essa piuttosto curiosa. Il termine “Borsa” è quello più usato quando ci si riferisce ai mercati finanziari e ogni mercato nazionale che si rispetti ha la sua Borsa di riferimento.
L’origine del termine “Borsa” risale al 1400 quando, a Bruges, ci si riuniva per determinare il valore delle merci presso la locanda dei mercanti italiani Dalla Borsa, originari del Veneto che, dopo essersi trasferiti in Belgio, optarono per cambiare il cognome in Van der Burse, che avevano uno stemma familiare costituito da tre borse.
Da lì in avanti, l’accezione Borsa è stato il termine utilizzato per determinare il luogo di scambio delle merci e, successivamente, dei valori, con la prima Borsa Italiana che fu aperta a Venezia nel 1630.