Cosa Succede a Netflix? Analisi e Prospettive sul Titolo

Da un po’ di tempo stiamo assistendo ad una Netflix debole sul mercato: il 2019, infatti, si è concluso con una performance globale del titolo di “solo” il 9%, ovvero ben al di sotto della performance del suo indice azionario di riferimento, il Nasdaq, che ha fatto registrare un progresso del 35% (il miglior progresso degli ultimi 6 anni, con frantumazione dei massimi storici stabiliti negli anni precedenti).

Sebbene nel lungo periodo il titolo rimane impostato al rialzo e potrebbe rappresentare, dal punto di vista dell’analisi tecnica, un’occasione d’acquisto a sconto rispetto a quelli che sono i prezzi attuali, c’è più di qualche mormorio legato allo stato di salute fondamentale del titolo.

In questo articolo andremo quindi a sviluppare un’analisi per comprendere meglio cosa sta succedendo a Netflix e se è il caso di preoccuparsi per chi possiede il titolo con un orizzonte di lungo periodo.

La corsa del titolo si è fermata?

Intanto, una premessa: è davvero difficile parlare male di un titolo che ha fatto segnare una performance comunque pari al +150% negli ultimi 3 anni, soprattutto perché buona parte di essa è stata erosa a partire dalla seconda parte del 2018.

La domanda che gli analisti del settore si fanno è questa: Netflix è una bolla oppure no? Secondo gli esperti, il titolo Netflix ha tutte le caratteristiche per essere considerato una bolla, come possiamo vedere dalla figura qui in basso:

Nella figura, in alto vengono indicate le varie fasi della bolla. In basso, l’andamento di Netflix correlato a quello dell’indice S&P 500: come si può notare, il grafico di Netflix sta rispettando specularmente il bubble pattern

Quello che fa davvero impressione di Netflix è quanto sia salito in così poco tempo: nemmeno giganti come Apple e Amazon sono stati capaci di un’impresa simile.

Il problema è che i numeri sono molto diversi e ci troviamo di fronte an una delle più grandi speculazioni sul rialzo mai fatte.

  • Apple, che questa settimana ha toccato i 300$ ad azione e ha una capitalizzazione superiore a 1,3 trilioni di dollari, ha un Price/Earning di 25
  • Netflix, che nel 2018 aveva superato i 400$ ad azione e ora quota comunque sopra i 300$, ha una capitalizzazione pari a 140 miliardi di dollari, ma con un Price/Earning di 105!

Per chi non lo sapesse, il Price/Earning è il rapporto tra il prezzo di mercato del titolo azionario e gli utili. Questo, ipotizzando che gli utili si dovessero mantenere costanti, significa che chi investe in Netflix ai prezzi attuali è disposto ad aspettare 105 anni per recuperare il capitale investito!

La perdita di abbonati e l’aumento della concorrenza

Tra le ragioni dell’inizio del declino di Netflix c’è sicuramente l’aumento della concorrenza: sempre più piattaforme hanno deciso di sfidare Netflix proponendo anche loro i contenuti via streaming. L’ultima in ordine di tempo è stata Disney che ha lanciato Disney+ (provvedendo ad eliminare i propri contenuti da Netflix) ed è andata ad aggiungersi ai vari Apple, Amazon Prime Video, Warner Media e molti altri.

A provocare il ribasso delle quotazioni, quindi, una combinazione di più eventi che ha tenuto conto anche del rincaro dell’abbonamento che ha portato a un vistoso numeroso di disdette o, comunque, ha scoraggiato i nuovi abbonati, soprattutto all’estero.

La sede di Netflix, come la maggior delle aziende tecnologiche, si trova nella Silicon Valley in California

Secondo, invece, l’opinione di importanti analisti finanziari, la prima causa del ribasso delle azioni Netflix è da attribuire alle ingenti spese. Netflix, infatti, continua ad investire tantissimo nell’ottica di rinnovare il suo prodotto, mentre dovrebbe iniziare a spendere meno e in maniera più intelligente per avere risultati migliori per quanto concerne gli utili.

L’ultima ipotesi che è iniziata a circolare è anch’essa molto interessante: vedremo contenuti pubblicitari su Netflix? D’altra parte, nessun colosso del Web è riuscito a fare a meno degli introiti pubblicitari: basti pensare a come erano, agli esordi, Facebook e Youtube, e come sono adesso. Per il momento, dal quartier generale di Los Gatos in California, i dirigenti di Netflix smentiscono questa ipotesi, ma se vogliono continuare a spendere 15 miliardi di dollari per i propri contenuti (solo il film The Irishman, film testamento di Martin Scorsese, è costato 160 milioni) qualcosa dovranno inventarsela.