Il Cigno Nero: Storia dei Crolli Finanziari Meno Attesi

Per chi non lo sapesse, Il cigno nero è un libro scritto dal libanese Nassim Taleb che racconta cosa succede quando qualcosa va storto.

Dato il grande successo che questo libro ha riscontrato, i giornalisti hanno subito preso in prestito questa espressione che, pensandoci bene, si adatta perfettamente al racconto di quanto può succedere sui mercati finanziari.

In quest’articolo, pertanto, andremo a capire quali sono le caratteristiche del cigno nero e ripercorreremo la storia citando alcuni tra i cigni neri più famosi nella finanza, generando ricchezza o disperazione a seconda dei casi.

Nella foto, la copertina del libro di Nassim Taleb: il cigno nero. Questo saggista ed esperto di matematica finanziaria libanese è oggi Professore nelle Università di New York e Oxford.

Che cos’è un cigno nero

Quella del cigno nero è una metafora alla base di una teoria che descrive una situazione non prevista. Secondo quanto scrive Nassim Taleb nell’omonimo libro un cigno nero è un evento ha 3 caratteristiche fondamentali per essere riconosciuto:

  1. Ha una possibilità molto remota di verificarsi;
  2. L’impatto di quest’evento è fortissimo;
  3. Si tende a spiegarlo come prevedibile, ma solo dopo che accade.

Il lettore può facilmente comprendere come questi 3 punti siano assolutamente compatibili con quella che è la sfera degli investimenti finanziari.

Soprattutto l’ultimo punto, poi, è l’esatta descrizione di quello che succede, quasi tutti i giorni, nel mondo dell’informazione.

Quotidiani, approfondimenti, televisioni a tema sono tutti un grande circo dove appaiono profili di sedicenti “esperti”, pronti a sapere quale direzione prende il mercato e a fare previsioni come quelle meteorologiche.

Alcuni, i più bravi in questo sport, sono quelli che si esprimono senza prendere una posizione delineata: in questo modo, non sbagliano mai.

Altri, invece, si limitano a fare una sorta di telecronaca di quello che è avvenuto o commentano, ex-post, quello che succede sul mercato e, in particolare, quanti soldi si sarebbero potuti guadagnare seguendo i loro consigli.

I cigni neri che non dimenticheremo mai

I cigni neri più ricorrenti nella storia sono quelli legati a grandi fattori esogeni che il mercato non può assolutamente prevedere.

Tutto ciò che è accaduto l’11 settembre 2001 rimane un ricordo per tutti: L’area di Manhattan, centro della finanza newyorkese e globale, è stata colpita da una serie di attentati terroristici. Le Twin Towers furono colpite da aerei di linea, uccidendo civili e soccorritori.

La Borsa di New York, a pochi km di distanza da dove avvennero i fatti, venne chiusa per una settimana (i fatti accaddero al mattino presto, a Borse chiuse) e alla riapertura si registrarono vendite generalizzate che portarono i principali indici azionari a perdere tra il 10 e il 15% in poche sedute di Borsa.

Il cigno nero più memorabile della storia della Borsa di New York è, però, quello passato alla storia come “Black Monday“: il 19 ottobre 1987, senza ragione, gli indici delle borse mondiali registrarono dei crolli a 2 cifre. Tra questi, il Dow Jones perse, in una sola seduta, il 22% che è, ancora oggi, la peggiore performance giornaliera di tutti i tempi per questo indice azionario.

Una eloquente immagine dell’epoca relativa al più controverso crash dei mercati della storia: il Black Monday del 1987

Più recentemente, abbiamo visto come un risultato elettorale completamente inatteso, come la vittoria del “Sì” al Referendum per la Brexit, abbia generato il panico sulla sterlina, che nel corso del secondo semestre 2016 ha perso e, ha continuato a perdere, di valore a causa delle mancate decisioni sull’effettiva uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea con o senza un accordo.

L’ultimo cigno nero di cui vi parlerò è sicuramente il meno noto, ma uno dei più noti devastanti perché ha interessato migliaia di investitori che possedevano posizioni corte sui franchi svizzeri in portafoglio.

Con una decisione a sorpresa, il 15 gennaio 2015 la Banca Nazionale svizzera annunciò che intendeva rimuovere il blocco della quotazione nel rapporto con l’Euro, stimato a 1.20. La reazione istantanea del mercato fu un apprezzamento mostruoso del franco che, in una sola seduta, fece scendere il cambio con l’euro al di sotto della parità, provocando un disastro per tutti quelli che erano esposti long su questo cambio.