L’anno che sta per finire è stato contrassegnato da tweet e dichiarazioni di stampo protezionistico che hanno condizionato (per fortuna soprattutto in positivo) l’andamento dei mercati finanziari.
Da quanto si è insediato alla Casa Bianca, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump appare intenzionato a combattere l’ascesa della Cina a prima potenza mondiale, scalzando dalla posizione di leader proprio la nazione americana. Con il motto “America first” Donald Trump ha costruito la sua vittoria e sembra disposto, anche a smuovere gli equilibri mondiali, pur di ottenere quello che vuole.
Nell’ottica di limitare il nemico cinese, l’entourage di Donald Trump ha studiato un sistema vecchio come il mondo: l’introduzione di dazi doganali sulle merci cinesi, notoriamente a minor costo rispetto a tutti gli altri concorrenti. Con questa mossa, si cerca di colpire al cuore delle esportazioni cinesi, costringendo i consumatori ad acquistare più prodotti americani.
Perché non è così semplice come sembra
La soluzione dei dazi sembra la più ovvia e quella capace di risolvere il problema nell’immediato, ma in realtà la storia ci insegna che questa soluzione ha conseguenze recessive nel lungo termine.
In più, per mantenere appetibile le proprie merci, la Cina ha avviato politiche in grado di svalutare lo Yuan contro il dollaro, recuperando così quella parte di utile che verrebbe eroso dall’introduzione dai dazi.
Gli Stati Uniti, al contrario, non riescono allo stesso modo a svalutare il dollaro: per questo motivo, Donald Trump sta anche conducendo una battaglia interna con il capo della Federal Reserve Powell. L’oggetto della discussione sono i tassi di interesse: troppo alti secondo Trump, che non riesce ad ottenere un dollaro più debole per migliorare le esportazioni americane.
Dal canto suo, Powell deve valutare globalmente la situazione e mantenere dei tassi equi rispetto alla situazione economica del Paese che è ancora piuttosto buona, riservandosi di tagliare i tassi solo in finestre di mercato peggiori delle attuali. Intervenire ora significherebbe non avere più armi a disposizione in un eventuale futuro grigio per l’economia.
Anche l’Europa nel mirino di Trump
In questi ultimi giorni, Trump è tornato all’attacco minacciando di introdurre nuovi dazi anche sui prodotti francesi. Il motivo è che la Francia intende introdurre una web tax, che avrebbe come risultato il crollo delle società americane più importanti di Wall Street.
Questo non è da trascurare perché Donald Trump si sta giocando la vittoria nelle elezioni presidenziali che si terranno l’anno prossimo. La maggior parte degli americani investe in Borsa e deve ringraziare Trump per aver ottenuto degli ottimi profitti. Grazie al taglio delle tasse, infatti, le principali società americane hanno rivisto gli utili in progresso, inanellando massimi storici a ripetizione e consentendo ampi guadagni ai possessori delle azioni.
Ma un crollo del mercato alla vigilia delle elezioni metterebbe a rischio la permanenza di Donald Trump alla Casa Bianca per altri 4 anni.
Quali scenari per il futuro
Per non scatenare una tempesta sui mercati, è bene che quanto prima Stati Uniti e Cina raggiungano un accordo sui dazi. Soltanto con una tregua nella guerra commerciale in atto ormai da parecchi mesi, il mercato può riprendere la sua autonomia senza questa continua manipolazione dovuta alle notizie.
La controprova che questo rialzo dei mercati è giunto ad un bivio ed è a forte rischio è il fatto che i cosiddetti beni rifugio sono stati molto ben acquistati sul mercato in quest’ultimo anno. La domanda che gli osservatori più esperti si stanno facendo è:
Semplice protezione dalla volatilità o c’è qualcos’altro sotto?
Naturalmente, non possediamo la sfera di cristallo e non possiamo sapere com’è andrà a finire. Certo, il ciclo economico più grande della storia è arrivato alla fase di surriscaldamento. Dopo un’ultima gamba rialzista che si avvierà con i festeggiamenti della firma di accordo sui dazi, potrebbe partire quanto meno un’ampia correzione sui mercati. Se non proprio un’inversione.
Il 2020 non è ancora arrivato ma già si palesa come un anno decisivo per le sorti della finanza globale e rischia di essere ricordato a lungo per il verificarsi di qualcosa di eccezionale. Nel frattempo, a chi è gonfio di azioni e ha ben guadagnato consigliamo una progressiva uscita dal mercato, in attesa di aggiornamenti.